A causa degli sprechi della pubblica amministrazione centrale e periferica e nonostante il DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 dicembre 2003, n. 398 e successive modifiche e nonostante il Regolamento n. 1177/2011 UE stabilisca che gli Stati il cui debito supera il 60% del PIL dovranno adottare misure per ridurlo verso quella misura, il debito dello Stato Italiano continua ad aumentare.
Infatti il debito pubblico italiano arriva a oggi a 2.937 miliardi di Euro, ed è una delle maggiori preoccupazioni economiche del Paese, visto che questo totale supera di gran lunga il PIL nazionale. Dunque, a parte l’evasione (tra l’altro in decremento con l’introduzione della fattura elettronica), una delle cause principali di questo elevato livello di indebitamento è spesso attribuita agli sprechi della pubblica amministrazione e dello Stato. Questi sprechi possono essere suddivisi in diverse categorie:
- Onerosa e Inefficace Gestione della Giustizia e dei servizi connessi.
- Burocrazia inefficiente e inefficace – Sovrapposizione di Competenze con nessun controllo dei Risultati individuali e di Settore – Procedura Lente, inutili e arcaiche della P.A.
- Disastrosa Gestione delle Opere Pubbliche e Opere Incompiute: Infrastrutture incomplete. Insignificante Programmazione e controllo dei Tempi. Bonus dannosi e inutili.
- Eccessivo numero di personale pubblico in relazione ai risultati sociali.
- Evasione fiscale in particolare nei Servizi pubblico/privato e servizi da privato a privato (tipo affitti brevi, affitti estivi, affitti a studenti, visite mediche, parcelle legali, manutenzioni domestiche, ecc).
- Pessima gestione delle Aziende Pubbliche e Partecipate: Nessun controllo Costi/Benefici.
- Sprechi e Debito delle Amministrazioni Locali – Comuni e Regioni: Stato elefantiaco.
- Pessima gestione del PNRR (che ricordo, 122 miliardi sono a debito cui vanno aggiunti i 30 miliardi a debito del Piano Nazionale complementare), nonché, in generale, pessima Gestione dei Fondi UE.
- Tutti questi sprechi e inefficienze alimentano il debito e conseguenzialmente gli interessi sul Debito che per il 2024 sfiorerà i 100 miliardi nominali: ovvero, decine di miliardi di euro di interesse ad effetto moltiplicativo (necessità di Nuovo Debito e impatto negativo degli interessi sul bilancio).
Dunque, gli sprechi della pubblica amministrazione e dello Stato italiano contribuiscono in maniera decisiva all’aumento del debito pubblico. Questi sprechi non solo sottraggono risorse preziose che potrebbero essere impiegate in modo più efficiente, ma minano anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La lotta contro questi sprechi richiede una profonda riforma strutturale della pubblica amministrazione, una maggiore trasparenza e un controllo più rigoroso sull’uso dei fondi pubblici.
Oltre agli sprechi della pubblica amministrazione e dello Stato, un altro fattore cruciale che contribuisce all’elevato debito pubblico italiano sono gli interessi sul debito stesso. Queste rappresentano una delle voci di spesa più significative nel bilancio dello Stato, creando un circolo vizioso che rende difficile ridurre il debito complessivo. Gli interessi sul debito rappresentano una vera e propria zavorra per l’economia italiana. Essi riducono la capacità dello Stato di investire nella crescita economica e nei servizi pubblici, poiché una parte significativa delle risorse disponibili viene destinata a sostenere la solvibilità del debito. Inoltre, l’incertezza riguardo la stabilità economica del Paese porta ad un aumento dei tassi di interesse richiesti dagli investitori, creando ulteriori difficoltà finanziarie. In conclusione, l’aggiunta degli interessi sul debito al quadro degli sprechi della pubblica amministrazione e dello Stato italiano dimostra come questi due fattori siano strettamente interconnessi. Gli sprechi alimentano l’indebitamento, e l’indebitamento, a sua volta, aumenta il peso degli interessi, creando un circolo vizioso difficile da rompere. Per ridurre il debito pubblico italiano, è necessario intervenire sia riducendo gli sprechi che affrontando il problema degli interessi (che insieme nel 2024, valgono circa poco meno di 200 miliardi di euro), attraverso politiche di riduzione del debito e di gestione più efficace ed efficiente delle risorse pubbliche.
Prof. Antonio Romano