Vent’anni fa la Pescara era sotto un evidente rinnovamento ed uno slancio che aspettava da tempo. I marciapiedi e le piazze venivano ripavimentate, in molti casi realizzati per la prima volta, con percorsi tattili per ipovedenti, ed inserti che riportavano il motto: “Pescara città solidale”.
Si aspettavano i giochi del Mediterraneo del 2009 che erano stati assegnati alla città adriatica con decisione del Comitato olimpico del 18 ottobre 2003. Luciano D’Alfonso, sindaco della città adriatica dal 9 giugno 2003, incontrava i suoi omologhi della città olimpica di Barcellona Pascual Maragall, e di Spalato con l’intento di entrare a far parte di reti di città europee nel Mediterraneo settentrionale. Il tentativo era quello di sdoganare un provincialismo che, seppur portato con orgoglio e dignità, si intuiva andasse troppo stretto ai piani di sviluppo della principale città dell’Abruzzo. “L’esperienza dell’Europa facilita l’esistenza della città come identità propria, perché il concetto di nazione viene relativizzato rispetto all’esistenza dell’Europa” diceva Maragall a Pescara il 20 luglio 2007 presso l’ex Aurum.
Lo studio di giovani professionisti che avevo creato assieme ad Alessio Piancone ed Alessandro di Fabio, denominato C-zpd, aveva come logo un codice a barre. Sentivamo le fibrillazioni della città e lavoravamo su vari importanti progetti. Avevamo vinto un concorso di idee per la riqualificazione di Borgomarino sud, un quartiere di pescatori a sud della foce del Pescara, in un’area al centro di forti trasformazioni tra il porto turistico, il lungomare sud e i capannoni abbandonati degli ex COFA (mercati ortofruttiferi) che avevano in ultimo, prima di essere abbattuti, ospitato alcune edizioni di una interessante mostra di arte contemporanea Fuoriuso (edizioni del 1998 e del 2005-6).
Il progetto, come spesso accade, non fu realizzato, ma servì per metterci in contatto con l’architetto Massimo Palladini e con la Fondazione Pescara Abruzzo, e partecipare al dibattito per proposte di architetture di rilievo per la città come, ad esempio, il teatro e il ponte del mare. Il ponte del mare, appunto, “una delle realizzazioni a maggiore vocazione identitaria della città di Pescara. E’ costato in tutto 7,5 milioni di euro dei quali 5 milioni erogati dalla fondazione PESCARABRUZZO”. La fondazione aveva pensato a tale opera infrastrutturale già nel 2003, includendola all’interno dei suoi documenti programmatici annuali e pluriennali (P.P.P. 2005-2007 e D.P.P. 2005 e D.P.P. 2007). Così scrive la fondazione sul suo sito internet.
Le prime embrionali riflessioni su questa magnifica opera furono realizzate tra il mio studio di via del Circuito e quello di Massimo Palladini in viale Bovio, alla fine del 2004. Furono affrontati i problemi del passaggio sulla foce del Pescara, nel tratto iniziale del portocanale, in un punto in cui gli argini sono distanti tra di loro circa 50 m.
In quel tratto il molo nord vede un forte accumulo di sabbia che ha trasformato i tradizionali trabocchi (marchingegni per la pesca con rete tesa e bilancia) in casette o piccoli ristoranti costruiti su palafitte sulla sabbia. Il punto di snodo del molo nord con il lungomare consiste in una piazzetta circolare ove spicca una stele con in cima la statua della cosìdetta madonnina (dedicata alla Madonna Immacolata), punto di riferimento per i pescatori in transito nel portocanale.
Dall’altra parte, al molo sud, sono ammassate le attrezzature e le infrastrutture del porto commerciale, compresa la stazione marittima, un edificio a pianta centrale ad un solo piano iscritto in una circonferenza di diametro di circa 25 metri. La richiesta progettuale era quella di immaginare un ponte ciclopedonale sul fiume che potesse essere una sorta di porta a mare della città. Arrivamo ad alcune conclusioni che sarebbero rimaste inalterate e mantenute valide nella stesura del progetto poi realizzato da Walter Pichler e donato alla città.
L’idea elaborata nella prima bozza di progetto prevedeva che le passerelle ciclabile e pedonale dovessero essere distinte sia nel percorso che nelle pendenze, mantenendo questa indipendenza fin anche nella percezione formale, nei materiali, nei colori. La necessità di percorrenze distinte con velocità e modalità differenti, determinava un dato progettuale, una condizione ed al tempo stesso una opportunità non prescindibile.
Le analisi iniziali ci fecero pensare che fosse una buona idea realizzare il punto di maggior sostegno del ponte sulla sponda sud del fiume, ove, poggiata su una piastra appena inclinata, fu immaginata una torre luminosa, trasparente e lievemente inclinata che potesse fungere da punto panoramico con possibilità di allocare un ristorante e delle terrazze protese sui diversi panorami (mare, monti, città), ma allo stesso tempo in grado di accompagnare a terra le rampe della pista ciclabile con delle pendenze non troppo faticose.
Dall’altra parte, a nord, un sostegno più leggero e sottile avrebbe dovuto accogliere e organizzare gli stralli utili a sostenere la campata centrale che, nelle iniziali proposte, doveva coprire una luce di circa 200 metri.
Le idee iniziali del ponte del mare appaiono coerenti con la pregevole realizzazione finale diventata oggi icona della città adriatica. Permangono i percorsi differenziati ed indipendenti con andamento sinuoso, il sistema strallato, il pilone affusolato sul molo nord, i punti di attacco sui due lati del portocanale.
Evidentemente il progetto realizzato è stato in grado di ottenere una più approfondita qualità formale assieme alle sensazioni di leggerezza ed ariosità che rendono il ponte del mare una appena percepibile ragnatela aggrappata al cielo, al mare ed alla terra. Il ponte del mare è stato realizzato tra il febbraio del 2008 ed il dicembre del 2009 ed inaugurato l’8 dicembre, nel giorno della Immacolata Concezione.
Con il contributo di Avv. Angelo Campo