Da una proiezione statistica e di tendenza, il debito pubblico italiano dovrebbe raggiungere i 2.945 miliardi a fine giugno per poi mantenersi stabile fino alla fine dell’anno. Il rapporto DEBITO/PIL nel 1° trimestre del 2024, è ancora aumentato, arrivando al 137,8%. Nonostante esistano delle regole per il debito dei Paesi dell’Unione, ovvero, il Regolamento n. 1177/2011 UE, che indica agli Stati il cui debito supera il 60% del PIL, l’adozione delle misure per ridurlo sistematicamente e con un ritmo adeguato, per il momento, lo stato italiano non ha fatto altro che aumentarlo, anziché ridurlo come stabilito dal regolamento suddetto.
La riduzione dell’eccedenza di debito è prevista anche dall’articolo 4 del Fiscal Compact, in base al quale lo Stato si impegna a diminuirlo mediamente di 1/20.mo all’anno, come previsto dall’art. 2 del regolamento (CE) n. 1467/97, successivamente modificato dal regolamento UE n. 1177/2011, sopra illustrato. In Italia nell’applicazione di questo parametro di riferimento si dovrebbero tenere presenti: la congiuntura economica, la valutazione dell’andamento del debito, la crescita potenziale nel triennio, il saldo primario e la sostenibilità a medio termine del debito, ovvero, quelli che L’Unione Europea definisce come “fattori significativi” del quadro debito/PIL.
Per invertire questa tendenza debitoria ci sarebbero diversi metodi, ovvero, quello di adottare politiche fiscali prudenti che portino a una riduzione del rapporto debito/PIL con una lunga serie di avanzi o pareggi di bilancio. Insomma, ridurre i costi dello Stato, ridurre gli sperperi, rendere efficace la pubblica amministrazione, vendere i tantissimi immobili pubblici inservibili, potrebbero essere una delle prime strade da percorrere.
In conclusione, per inibire la crescita del debito ed iniziare una manovra per la riduzione dello stesso, si potrebbe agire sui cosiddetti “costi parassitari” dello Stato puntando sul risanamento dei conti pubblici, dunque, alla riduzione del deficit pubblico attraverso politiche di tipo restrittivo. Oggi le politiche economiche per il contenimento del debito pubblico, oltre alla eliminazione dei “costi parassitari”, indicano in uno Stato più snello e in una pubblica amministrazione più efficace, due potenti promotori dell’aumento essenziale del PIL italiano che naturalmente e conseguenzialmente farebbero aumentare le entrate dello Stato nella condizione temporale di tassazione inalterata.
– A cura del Prof. Antonio Romano