Di tale argomento si è spesso occupata la giurisprudenza e, in particolare, la Cassazione. Secondo la Suprema Corte si può inseguire un ladro in fuga, anche quando non ricorrono le condizioni per l’arresto ad opera del privato (vedremo a breve di cosa si tratta), ma solo fino a quando il ladro non abbandona le cose sottratte al legittimo proprietario.
Ogni cittadino può arrestare un ladro, o meglio può bloccarlo, può placcarlo, in attesa che arrivi la polizia affinché gli metta le manette e lo porti in questura. Ma ciò non può avvenire per qualsiasi reato. A regolare la facoltà di arresto da parte dei privati è l’articolo 383 del Codice di procedura penale a norma del quale ogni persona è autorizzata a procedere all’arresto quando si tratta di delitti particolarmente gravi, perseguibili di ufficio, per i quali il reo sia stato colto in flagranza e il cittadino ne sia testimone oculare.
Tra i vari reati, alcuni puniti anche con l’ergastolo, rientrano il furto aggravato, la pornografia minorile e la violenza sessuale.
Secondo la Corte, anche se non ricorrono le condizioni previste dal Codice di procedura penale per l’arresto del criminale in flagranza da parte del privato, questi ha tuttavia il diritto di difendere la sua proprietà e quella dei terzi dagli attacchi dei malfattori; e quindi di inseguire un ladro al fine di recuperare la refurtiva e di consentire l’identificazione e l’eventuale arresto da parte della polizia giudiziaria.
Quindi, i privati cittadini possono difendersi e proteggere i loro beni gettandosi all’inseguimento e bloccando i ladri anche quando i malfattori hanno gettato il bottino e anche se il reato compiuto dai malviventi in fuga prevede solo l’arresto facoltativo da parte della polizia giudiziaria.